Parliamo di... Francesca Marino, conosciamo la giocatrice di Biliardo.

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Continuo ad aggiungere articoli alla rubrica dedicata alle interviste a giocatori/trici di biliardo. Questa volta l’attenzione è rivolta ad una delle campionesse veterane della nostra disciplina, Francesca Marino. Se …

… se sei un vero appassionato di biliardo non puoi esimerti dal leggere questo breve articolo; potrai così conoscere meglio una delle protagoniste del movimento femminile, fin qui troppo sottovalutato.

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Perchè Francesca Marino??

Dopo aver intervistato per iscritto due note atlete del panorama biliardistico nazionale (Raffaella Uggé e Marilina Delaude) e dopo aver deciso di dedicare più attenzione anche al movimento femminile attraverso il racconto della loro stagione sportiva, ho deciso di proseguire in questa panoramica sul biliardo in Rosa aggiungendo un altro elemento.

E dal momento che la Marino si è dimostrata entusiasta nell’aiutarmi a raccontare quanto accade durante le tappe del loro circuito stagionale, ho creduto fosse necessario farti conoscere meglio colei che spero continui a farmi da cronista sul campo.

Inutile sottolineare l’immensa disponibilità concessami anche in questa circostanza; ragione per la quale ringrazio nuovamente Francesca, sperando di farle cosa gradita nel trascrivere quanto da lei raccontato con immenso ed invidiabile trasporto.

Quindi … ascolta quello che ha da dire! 😉

 

Gli inizi della Francesca Marino.

Francesca nasce a Bolzano il 12. aprile del 1963. E’ cresciuta nella periferia lombarda frequentando gli studi ed operando lavorativamente nel milanese.

 

Dice:

“Ho terminato la mia attività lavorativa, come grafica editoriale, da quasi un anno. Oggi dedico il mio tempo alle mie grandi passioni, tra le quali prevale il gioco del biliardo.”

A questo punto, nasce spontaneo chiederle immediatamente di come abbia avuto origine questa sua passione.

“Circa una trentina di anni fa, ebbi la fortuna di conoscere una persona con la quale poter condividere tantissime cose, e me ne innamorai. Una di queste cose fu la passione per il biliardo che mi trasmise unitamente ai primi rudimenti. Insieme frequentammo diverse sale biliardo dove ebbi la fortuna di conoscere e vedere all’opera numerosi giocatori di grande livello e altri che lo sarebbero diventati in futuro.
Le caratteristiche peculiari di questa disciplina, che oltre alla tecnica richiede strategia e controllo mentale, mi hanno affascinato dal primo momento e sono diventate lo strumento d’eccellenza per la mia crescita personale. Giocando, imparavo a conoscere la vita e me stessa.”

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I suoi “Maestri”.

E se le si domanda da chi abbia appreso i primi rudimenti del gioco, lei risponde:

“Ho avuto l’opportunità di osservare giocatori di grande livello in ogni sala che ho frequentato.
A partire da San Giuliano Milanese, negli anni ‘90, dove giocavano Riccardo Belluta con il suo maestro Winkler Ruggero Crotti, Aldo Lupini, Simone Soresini; per continuare negli anni 2000, nella sala di Angelo Bellocchio, a Milano e nella provincia, a Gorgonzola, dove ho conosciuto prima Mario Castrignanò, che ha il grande pregio di riuscire a semplificare qualsiasi conteggio; e poi Piero Pollastri che di conteggi invece non ne voleva sapere: “Ne trovi quanti ne vuoi nei libri o su internet”, diceva, “Io, se vuoi, ti parlerò di quello che non è scritto e che non dice nessuno: di quanto siamo fragili e di cosa dobbiamo cercare …” e non ho cercato altro. Ricordo quanti pomeriggi trascorsi a parlare, senza toccare biglia. Scoprire che ognuno di noi ha il suo lato oscuro, è affetto da vanità, è schiavo del giudizio altrui, confonde il ruolo con la persona. Tutti elementi che inquinano e infestano il nostro gioco, impedendoci di dare il meglio. In Piero ho trovato una persona illuminata, consapevole dei propri difetti e dei propri pregi. Intorno a noi però c’era tanta invidia e persino maldicenza. Piero non amava raccontare e raccontarsi con tutti, perché la maggior parte dei giocatori vuole sapere come, ma non perché. Quindi il fatto che lo facesse con me (e pochi altri), dava adito a fastidiose allusioni. Purtroppo, in questo ambiente e non soltanto, la presenza femminile è poco gradita e considerata quasi un’usurpazione, un’invasione di campo. Per noi donne non è affatto semplice coniugare vita familiare, lavoro e gioco, ma quelle che nonostante tutto ci riescono, dimostrano una determinazione e una passione rara che andrebbe alimentata e difesa meglio dai colleghi uomini oltre che dagli organi competenti, siano essi i circoli, i comitati regionali e la stessa Federazione.”

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Francesca Marino: Successi ed insuccessi sportivi.

Spesso amo domandare ad atleti/e che “intervisto” quali siano trofei o sconfitte che hanno lasciato un particolare segno in loro. Credo che l’indagare questi aspetti e su quello che hanno lasciato come strascico, possa consentirci di meglio definire il giocatore/trice da un punto di vista più personale.

Quindi, se Francesca deve pensare ad un successo in particolare, dice:

“In ambito femminile, fin dai primi anni, sono riuscita a ottenere buoni piazzamenti che mi hanno permesso di restare nella categoria delle migliori giocatrici. Non ho mai vinto il titolo italiano, pur giocando diverse finali. Ho vinto alcune gare e tappe di campionato. Per molti anni ha capeggiato la più forte giocatrice di tutti i tempi, Cinzia Ianne, che attualmente milita nella categoria Master, e per noi il risultato migliore possibile era il secondo posto !!! Ma in una tappa della BTF riuscii a batterla vincendo per 3-1. Consapevole di averla incontrata nella sua giornata peggiore, ebbi il merito di saper approfittare dei suoi errori senza intimorirmi.”

E se passiamo invece alle delusioni di carattere sportivo, senza esitazione risponde:

“Indubbiamente la finale di campionato femminile: fui sconfitta nel 2013 da Cristina Giannelli. Incontro al meglio delle 5 partite ai 60 punti, le persi tutte nonostante un grande vantaggio iniziale.
Pur non volendo togliere meriti a Cristina, è evidente che il controllo mentale fu inesistente e le emozioni negative presero il sopravvento. Rendersene conto dopo, a mente fredda, fu molto doloroso. Seguirono mesi di sofferenza in cui pensai di smettere di giocare, o quantomeno gareggiare.
Poi incontrai Piero Pollastri e, grazie a lui, nuovi stimoli per ricominciare a crescere.”

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I modelli cui si ispira Francesca.

Altra domanda interessante che non può mancare in una intervista ad uno sportivo, riguarda i colleghi che segue ed ammira maggiormente; quei giocatori dai quali è possibile imparare sia dal punto di vista tecnico che umano.

La sua risposta a questo quesito è stata:

“Negli anni ‘90 ho potuto ammirare in tv le gesta dei più grandi giocatori dell’epoca. Tra i più blasonati ricordo Carlo Cifalà, Salvatore Mannone, Nene Gomez (che ho avuto il grande piacere di avere come maestro per una settimana in un corso di gruppo presso La Torre ai Mari a Sarteano, in Toscana) spiccava il nome di Gustavo Zito. Attirava la mia attenzione non soltanto per i risultati, ma perché rappresentava l’ideale di giocatore sportivo. Curava la sua preparazione sia dal punto di vista tecnico, fisico, nutrizionale che dal punto di vista psicologico e mentale.

In questi ultimi anni, il livello di gioco si è molto alzato in tutte le categorie e sono veramente tanti i campioni dai quali mi piacerebbe imparare.
Ammiro la forza mentale e la meccanica perfetta di Andrea Quarta; l’eleganza e la fantasia nelle esecuzioni di Matteo Gualemi; l’intelligenza tattica di Massimo Caria. Tutto questo solo per citare alcuni tra i più titolati giocatori dei giorni nostri.”

Attenzione a non soffermarsi ai soli grandi nomi! La passione e la voglia continua di imparare di Francesca viene fuori anche da una frase che mi ha spiazzato; nel parlare di persone dalle quali apprendere qualcosa, sottolinea come …

“… Ce ne sono tanti anche tra i meno conosciuti, ma altrettanto in grado di trasmettere contenuti non solo tecnici, ma umani; insomma persone capaci di fare quelle  “chiacchierate” che piacciono tanto a me.”

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Regole, Federazione e Movimento Femminile.

Visti questi ultimi anni ricchi di cambiamenti di carattere tecnico, mi piace chiedere se ci siano state difficoltà nell’adattarsi. A questo domanda Francesca risponde in maniera molto umile (nel senso positivo del termine) :

“Per giocatori del mio livello (seconda categoria), la conoscenza dei materiali, tappeti, stecca, biglie è spesso un mistero e io non faccio differenza: mi è difficile capire cosa è giusto. Sono portata a pensare che l’errore dipenda da me piuttosto che dai materiali. Quindi mi affido all’esperienza e alle conoscenze dei migliori giocatori, fiduciosa che le decisioni di cambiamento prese, siano sempre nel rispetto del miglioramento del gioco piuttosto che a favore delle politiche commerciali.”

E da qui mi è facile collegarmi ai giudizi circa le politiche Federali. In questo caso la domanda logicamente coinvolge anche i delicati aspetti legati al movimento biliardistico femminile. Francesca mi risponde:

“Come tutti gli appassionati, vorrei tanto che al biliardo fosse riservato un posto migliore nel panorama sportivo italiano ed estero. Purtroppo, solo poche discipline hanno questo privilegio, e il biliardo ancora fatica ad essere considerato a tutti gli effetti uno sport. La diffusione dei mezzi di comunicazione come televisione, internet e social network, ha permesso maggior visibilità; adesso è apprezzato e conosciuto da un numero sempre maggiore di persone, eppure non basta. Dal 2010 è entrato anche nelle scuole, con un ambizioso progetto della Fibis che speriamo dia presto i suoi frutti. Nel 2019 nasce il progetto “Biliardo in Carrozzina” che offre l’opportunità di praticare questo sport a tutte le persone con disabilità.
È in ambito femminile, purtroppo, che si registrano i risultati peggiori. Nonostante la Federazione abbia concesso alle donne di misurarsi con gli uomini nei campionati provinciali e regionali, ha eliminato la BTF, il tour femminile a tappe distribuite in tutta Italia, riducendolo ad un unico evento che si disputa a fine stagione a St. Vincent, unitamente a tutte le altri finali di campionato di categoria.”

…continua…

“È  grazie alla volontà ed al grande impegno di alcune giocatrici se sono riuscite a riappropriarsene fondendo in autonomia, nel 2017, l’AssociazioneBiliardo in Rosa che con il Billiard Ladies Master Cup, giunto alla sua terza edizione, raduna ogni anno, in 4/5 tappe, atlete di tutto il Paese. Le adesioni, purtroppo, sono sempre più scarse. Gli impegni lavorativi e soprattutto familiari che spesso gravano maggiormente sulle donne, impediscono di trovare il tempo per gli allenamenti, lo studio e la partecipazione alle gare. Senza dimenticare che tutto questo ha un costo economico non indifferente.
Una soluzione potrebbe venire dai csb stessi con l’introduzione di tariffe agevolate e corsi con giocatori qualificati o istruttori. La Federazione potrebbe collaborare in diversi modi: riservando loro uno spazio nel menu del sito internet ufficiale, per migliorare la conoscenza e la visibilità del movimento femminile, così come fa con il settore juniores e paraolimpico; organizzando un numero maggiore di gare miste, occasioni importanti per imparare a giocare e competere; e facendo coincidere le date del tour femminile con alcune delle tappe di quello maschile, così da ridurre i costi per le trasferte.
Il futuro del biliardo sportivo si fonda sulla passione dei suoi giocatori che meritano uguale rispetto ed attenzione a prescindere dalla categoria di appartenenza o dal genere. E’ una questione di civiltà non di numeri.”

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La chiacchierata si conclude con …

Le ultime domande che sottopongo sempre agli intervistati, riguardano indicazioni circa quello che a parer loro debba essere necessario per chi intende avvicinarsi al biliardo per raggiungere certi livelli.

Francesca Marino risponde:

“Le caratteristiche ideali, proprie della persona, sono senza dubbio una grande passione, disponibilità allo studio e all’impegno negli allenamenti, capacità di mettersi in discussione, curiosità, umiltà nell’accettare le critiche e i consigli, resilienza per superare i momenti difficili e le delusioni.
Proprie dell’ambiente, sono sale biliardo efficienti, in grado di offrire possibilità di apprendimento grazie alla presenza di giocatori di esperienza e livello superiori.”

 

In ultimo chiedo anche quali siano gli obiettivi futuri sia per la vita comune che per quella sportiva. Francesca dice:

“Ora che sono in pensione e che ho più tempo libero a disposizione, intendo dedicarmi anche ad altre passioni soffocate finora; amo la musica e il canto per esempio, e tanto altro ancora.
Per quanto riguarda il biliardo, mi sento sempre entusiasta e carica. Ho voglia di imparare e migliorare la conoscenza tecnica e quella mentale. Misurarmi con nuove sfide, da inguaribile ottimista.”

E per coloro che volessero conoscerla dal vivo e farsi una bella “chiacchierata” di quelle che tanto le piacciono, sappiate che lei sostiene:

“Ho la fortuna di giocare nella sala del paese dove abito, il Csb “Il Diamante”, via Marconi 4, Inzago (MI). Vi aspetto lì!”

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Alla prossima.

Non mi resta che ringraziare Francesca Marino per la sua disponibilità, sperando che questo articolo possa aver contribuito a farti conoscere ed apprezzare questa campionessa nostrana.

Se hai domande relative al mondo del biliardo in Rosa oppure curiosità da chiedere a Francesca, utilizza lo spazio dei commenti che trovi poco più sotto. Sarò felice di leggere e rispondere.

Ti chiedo la cortesia di condividere questo articolo sui tuoi profili social preferiti. In questo modo porterai all’attenzione di molti altri appassionati di biliardo il trascurato biliardo femminile, contribuendo alla sua diffusione. Ognuno nel suo piccolo deve fare il suo. Ti ringrazio anticipatamente da parte mia, di Francesca e di tutte le altre atlete che si dedicano con passione alla pratica della nostra disciplina.

Adesso scappo e vado a lavorare.

Un saluto e … alla prossima. 🙂

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